Cantone: "Solo a Napoli i funzionari hanno problemi" (Cormez)

«C’è una borghesia mafiosa con la faccia pulita ma rischia di sporcare tutti» Cantone: solo a Napoli i funzionari hanno problemi
ROMA— Raffaele Cantone, magistrato di Cassazione, ex pm di punta dell’antimafia, l’uomo che ha combattuto i Casalesi.
Che idea s’è fatto della storia di Vittorio Pisani?
«Sono sorpreso, non stupito».

Perché?
«Posso fare una premessa?».

Prego.
«Quest’indagine merita il massimo rispetto. È stata condotta con tormento, e lo dimostrano anche le parole del procuratore di Napoli, visibilmente dispiaciuto per quello che ha definito un suo amico. Significa che tratta di un’inchiesta che, proprio per le sue implicazioni, è stata svolta con la massima attenzione».

E allora come mai è sorpreso?

«Vittorio Pisani è un poliziotto particolarmente bravo, ha un grande intuito investigativo, un enorme conoscenza delle dinamiche della criminalità organizzata e ha ottenuto risultati eccellenti contro i clan sia di Napoli che di Caserta. Insomma, come investigatore è uno che a Napoli non ha avuto pari».

E poi dice che non c’è da stupirsi se finisce indagato?

«No. Non è la prima volta che carriere importanti di funzionari dello Stato vengono bloccate perché subiscono le conseguenze negative di legittime iniziative giudiziarie» .

Be’, guardi che ci sono precedenti di carriere stroncate a funzionari poi assolti.
«Sì, è accaduto che in alcuni casi ci siano state riabilitazioni postume. Ma, al di là delle indagini, penso che una riflessione vada fatta sul perché queste cose accadano solo in una città come Napoli».

Difficile riflettere senza tener conto delle inchieste...
«Napoli dimostra di essere particolarmente difficile. Qui hanno avuto problemi prefetti, poliziotti, carabinieri, finanzieri, magistrati. Ora, indagini a parte, c’è da porsi una domanda: tutti questi problemi sono collegati alla città?».

Ha anche una risposta?
«Il vero problema è Napoli. Una delle caratteristiche della città è la sua borghesia mafiosa, quella che non t’aspetti. E che esiste solo qui: non a Palermo, non a Reggio Calabria, non in altre città. Una borghesia che rischia di invischiare tutti in rapporti molto pericolosi».

Addirittura?
«Si prenda ad esempio l’indagato di quest’inchiesta, Marco Iorio. Ferma restando la presunzione di non colpevolezza, è uno che aveva rapporti di amicizia con un campione del mondo di calcio, Fabio Cannavaro, e con il capo della squadra mobile, Vittorio Pisani. E, nel frattempo, secondo i pm faceva affari con la criminalità organizzata».

Be’, a saperlo bastava evitare di frequentarlo.
«La difficoltà sta proprio in questo. Parliamo di persone incensurate, gente che si confonde con gli ambienti della Napoli bene, frequenta i circoli, si fa vedere nel mondo che conta. Certo, non disdegna rapporti con la camorra, ma all’apparenza è gente perfettamente pulita» .

Scusi, ma allora come si fa ad evitare personaggi così?

«È complicato, perché questa borghesia non ha alcuno degli elementi tipici della mafia» .

Sorvoliamo su Vittorio Pisani, che è indagato. Ma Fabio Cannavaro, che all’inchiesta è estraneo?Pensava che quello fosse un imprenditore e basta, è una colpa?
«Assolutamente no, io la buona fede di questi contatti la do per scontata. Sono persone all’apparenza perbene, che per di più ti cercano perché per loro certi rapporti personali sono un biglietto da visita. È questa borghesia il male di Napoli. Perché sporca, o rischia di sporcare, tutti».

E quindi che facciamo, ci tappiamo in casa e non frequentiamo più nessuno?
«Chi ha responsabilità istituzionali deve prestare il massimo possibile dell’attenzione. E la borghesia pulita deve decidere di tenere fuori quella mafiosa» .

Ma se ha detto che è impossibile riconoscerli, come si fa a escluderli?
«È il borghese normale che non li riconosce, ma negli ambienti del mondo economico, in quelli dell’imprenditoria, certi meccanismi sono noti. Lì sanno riconoscere il borghese vero, sanno stabilire se le fortune di un soggetto sono inattese o ingiustificate, e dunque sospette. E allora li stigmatizzino, li additino all’opinione pubblica, li escludano dai circoli, interrompano le frequentazioni. Solo così potremo distinguere i professionisti veri da quelli mafiosi».

Ecco, a proposito di professionisti. La Procura contesta a Vittorio Pisani di aver detto in un’intervista a questo giornale che ci sono «medici, notai, architetti e ingegneri che riciclano in bar e ristoranti i proventi dell’evasione fiscale». I pm dicono l’abbia sostenuto per precostituire una linea difensiva, ben sapendo che invece dietro quei locali c’è la mano della camorra. Era davvero una teoria furbesca?
«Non so perché la Procura abbia dato questa lettura dell’intervista. Io sono convinto che la percentuale maggiore del riciclaggio sia quella che deriva dalle attività mafiose. Però Napoli è la capitale del nero, il problema dei professionisti che evadono e riciclano c’è. E la tesi di Vittorio Pisani ha una sua legittimità, mi sento di condividerla».
Gianluca Abate - Cormez
02 luglio 2011